Torino è una città regale, elegante, raffinata, colta. Il Lingotto è un luogo che esprime lungimiranza, visione, integrazione. La storia d’Italia passa da lì!
E la Calabria c’era, vestita col suo abito migliore: scrittori, pensatori, editori, docenti, musicisti, registi, giornalisti, magistrati, cittadini, amministratori e rappresentanti istituzionali. Tutti lì a celebrare la bellezza della Calabria ma anche a stigmatizzare i suoi mali endemici attraverso conversazioni franche, libere, indipendenti e mai superficiali. Il trionfo del sapere e della conoscenza, della consapevolezza e della responsabilità. Insomma, una Calabria “Oltre il confine”, come recita lo slogan di quest’anno.
Il Salone, però, può ritornarci utile per mettere in campo una straordinaria azione culturale che non ha precedenti in Calabria e che può passare proprio dal patrimonio di conoscenze, informazioni, nozioni, studi, ricerche che proprio i nostri intellettuali hanno coltivato in questi anni. E’ stato davvero piacevole assistere alle conversazioni e ai dibattiti tenutisi nel nostro elegante stand dedicato a Corrado Alvaro.
C’era la Calabria che non si lamenta, quella fiera, orgogliosa ma anche rigorosa e severa verso quei fenomeni – come la criminalità – che stuprano questa terra stretta tra l’amore struggente e nostalgico e l’odio distruttivo.
Insomma, c’era la Calabria che combatte contro l’amnesia dei luoghi e contro coloro che quei luoghi mortificano, la Calabria che – come direbbe Corrado Alvaro – vuole essere parlata, la Calabria che non si rassegna all’idea di essere perduta, la Calabria che non dileggia e che non magnifica attraverso la solita solfa della retorica, c’era, infine, la Calabria che non aspira a diventare paradiso ma neanche ad essere abitata da diavoli.
Tocca, dunque, alla politica agevolare questo processo che è ineludibile, di cui siamo consapevoli e per il quale non bisogna più attendere. Non so se ritornerò più al Salone, ma so per certo che lì c’era la Calabria migliore.