Anche il consigliere regionale dem Giuseppe Aieta- scrive il Corriere della Calabria- interviene sulla disfida interna al partito. E arriva a dare man forte alla versione di Carlo Guccione: «Le dichiarazioni spericolate del segretario regionale del Pd – dice Aieta – lasciano sgomenti quanti in queste ore, nonostante la delusione di metodi non condivisi, stanno profondendo tutte le proprie energie volitive per concorrere alla vittoria del Pd in Calabria. Mi sarei aspettato dal segretario regionale, nonché capolista al Senato nel proporzionale, e quindi in una posizione comoda e scevra da condizionamenti, maggiore comprensione verso tutti quegli iscritti che, a torto o a ragione, in queste ore hanno espresso un naturale e fisiologico disappunto verso scelte, ancorché autorevoli, che potevano essere meglio condivise e partecipate. Chi ha la responsabilità della conduzione politica di un partito che nel dna ha i valori democratici della partecipazione, deve necessariamente farsi carico delle ragioni degli altri soprattutto quando si paventa il rischio che quel ruolo politico venga percepito più come una difesa di destini personali che non come una rappresentanza di principi e di valori comuni».
Ad Aieta non sono piaciute (le considera «scomposte e neanche velate») le «minacce verso coloro che non si dimostreranno all’altezza della generosità della nostra gente e dei nostri militanti: probabilmente quella generosità, pur essendo stata messa a dura prova continua a vivere nella lealtà di compagni e amici verso i quali bisogna mostrare rispetto predisponendosi a comprenderne il disagio e qualche amarezza».
«Su un punto – spiega il consigliere regionale – concordo col segretario regionale quando afferma che questa è l’ora dell’impegno per affermare in Calabria la vittoria del Pd e del suo segretario Matteo Renzi che verso questa regione ha mostrato grande generosità attraverso i governi che si sono succeduti. Ed è per questo che, responsabilmente, avevo chiesto insieme ad altri colleghi consiglieri regionali una riunione del gruppo affinché si potesse mettere in campo una strategia che ricercasse le ragioni dello stare assieme in una partita difficile e complicata. E di certo non aiutano le parole del segretario regionale quando evoca pulizie quasi etniche verso i ribelli di un partito che proprio per sua natura – e fortuna – annovera al suo interno gente libera, non omologata, coraggiosa e non disposta a tacere ma ad affermare il proprio punto di vista sempre nell’orbita della disciplina di partito».
Il ragionamento di Magorno, per Aieta non è ciò di cui il Pd ha bisogno in questo momento: «Credo, infine, che questa fase delicata e difficile abbia bisogno di parole inclusive e non di arroganza, perché all’arroganza i democratici e i riformisti hanno sempre risposto con fermezza e con la schiena diritta. Pertanto, chiedo che i prossimi giorni siano dedicati alla campagna elettorale ascoltando i cittadini e veicolando le belle prassi che i governi a guida Pd hanno realizzato in questi anni manifestando l’orgoglio di avere avuto al governo un calabrese come Marco Minniti risultato tra i migliori ministri dell’Interno della storia repubblicana
Fonte: corriere della Calabria